Sono Leila, ho 14 anni e agli occhi degli altri sono una normalissima ragazza.
Peccato che io non mi senta normale.
All’età di 4 anni, invece di vivere in una casa con i miei genitori e la mia sorellina, vivevo in una comunità educativa delle Suore delle poverelle, solo con mia madre e mia sorella.
A quei tempi non capivo quale fosse la differenza, perché non mi importava.
Avevo un posto dove dormire, mangiare e andare a scuola, quindi “che cosa non andava?”, mi chiederete.
La verità è che non c’era niente che non andasse, ero la bambina più felice al mondo, non avevo bisogno di una stanza o di un giardino tutti miei, a me bastava avere un posto dove stare.
Mi sento fortunatissima, e se ora dovessi fermarmi, tornare indietro e raccontarvi come ho vissuto quegli anni, vi racconterei solo cose belle.
Ero circondata da persone buone, che mi volevano bene e che si preoccupavano per me e la mia famiglia. E per questo voglio ringraziarle con tutto il cuore. Non si può immaginare quanto siano riuscite a impedirmi di vivere male!
Anche se ero piccola ricordo molte cose. Ad esempio tutte le grigliate fatte insieme, i sorrisi e le risate, le giornate soleggiate trascorse a giocare con le mie fantastiche vicine, o i compleanni e le volte in cui le giornate erano piovose e restavamo a casa a divertirci con i giochi in scatola. Questi sono tutti bei ricordi che custodirò sempre nel fondo del cuore.
Ed ora mi rivolgo a voi, che mi siete stati vicini in quegli anni. Sono grata del bene e del sostegno che avete offerto a mia madre, che grazie a voi oggi è una donna molto forte.
Non saprò mai se ce l’avrebbe fatta senza il vostro aiuto, e sinceramente non mi interessa saperlo. Quando ero in comunità mi sentivo veramente a casa e credo che questa sia la cosa più importante: mi sentivo al sicuro più lì che in qualsiasi altro posto.
All’inizio mi vergognavo un po’ a dire che ero in comunità, perché pensavo ci vivessero solo le persone che avevano difficoltà e io non volevo che gli altri pensassero che avevamo dei problemi.
Crescendo però ho capito che non avevo alcun motivo di cui vergognarmi; tutte le persone hanno problemi, chi piccoli e chi più grandi.
Sono orgogliosa della persona che sono diventata oggi e da grande vorrei riuscire pure io ad aiutare le persone, come voi avete fatto con me.
Grazie a tutti voi per il supporto e l’amore che mi avete donato, pur non conoscendomi.

Leila

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