Suor Debora Contessi, Madre provinciale d’Italia

 

IL PROFUMO DELLE COSE BELLE VIAGGIA NEL TEMPO E ARRIVA LONTANO

“…oggi, di questi tempi bizzarri, in questo mondo sempre più incomprensibile, la grande crisi che stiamo affrontando come specie non è economica, energetica, bellica o ambientale… La più grande crisi della nostra epoca è una crisi di significato. Non sappiamo più chi siamo. Non sappiamo dove stiamo andando. E, quel che è peggio, non sappiamo perché”.

Ho scelto le parole di Nicolò Govoni, giovane scrittore e attivista per i diritti umani, per significare il cammino che la nostra famiglia palazzoliana sta facendo in Italia, lasciandosi mettere in discussione a tutti i livelli da alcune domande: la casa della misericordia, che riconosciamo essere il modo sognato e concretizzato da Don Luigi Palazzolo e Suor Teresa Gabrieli per essere lievito evangelico nel prendersi cura dei non raggiunti, è ancora, per noi suore, laici volontari e collaboratori, attualizzabile e capace di contribuire a rendere il nostro mondo un po’ più giusto e fraterno? Come definire in maniera più attuale la casa della misericordia? Come rinnovarci dentro la storia, rimanendo fedeli al sogno?

La prima domanda mi riporta col pensiero alle parole di Papa Francesco, dopo i lavori di riflessione realizzatisi nel Sinodo dei giovani del 2019 raccolti nella esortazione apostolica “Cristhus vivit”.

“…Molti giovani oggi si sentono figli del fallimento, perché i sogni dei loro genitori e dei loro nonni sono bruciati sul rogo dell’ingiustizia, della violenza sociale, del “si salvi chi può. Quanto sradicamento! Se i giovani sono cresciuti in un mondo di ceneri, non è facile per loro sostenere il fuoco di grandi desideri e progetti. Se sono cresciuti in un deserto vuoto di significato, come potranno aver voglia di sacrificarsi per seminare? L’esperienza di discontinuità, di sradicamento e la caduta delle certezze di base, favorita dall’odierna cultura mediatica, provocano quella sensazione di profonda orfanezza alla quale dobbiamo rispondere creando spazi fraterni e attraenti dove si viva con un senso”.

Mi pare che questa esperienza di orfanezza, che coinvolge tutti ed è espressa dai nostri giovani a volte in modo costruttivo, altre volte come un grido di dolore, altre ancora come un sottrarsi dalla vita reale, conferma il “FARE CASA” quale valore capace di ospitare i desideri ed i bisogni dell’oggi e ci conferma nella direzione del sogno palazzoliano.

Dobbiamo però interrogarci sul valore attuale del modello specifico di “ CASA DELLA MISERICORDIA”.  Infatti, se ci confrontiamo con le caratteristiche di questo nostro tempo, risulta tanto bizzarro oggi quanto lo è stato ai tempi di Don Luigi e Suor Teresa credere al valore di questo modello. Certo non siamo più nel periodo del “padre padrone” e del “dio giudice”, ma in quello del “padre assente”, incapace di affidare sogni, del “dio mercato” che produce e propone un modello di umanità che esalta l’individuo” onnipotente”, il cui fine giustifica i mezzi e lascia tantissime persone “fuori”, scartate, sole. È oggi più che mai necessario un modo differente di essere umani, quel modo specifico definito dalla MISERICORDIA, intesa come SCELTA DI GIUSTIZIA di chi trova dignità sentendosi responsabile dell’altro ed aderendo ad una chiara proposta di umanità senza compromessi ed intesa come SCELTA DI TENEREZZA, di chi impara dalle relazioni di prossimità e cura a restare gentile, gratuito, aperto al dialogo, pronto sempre a ricominciare.

E questo ci porta a rispondere alla seconda domanda: la casa della misericordia, per le riflessioni di cui sopra, può essere oggi la “casa di giustizia e tenerezza” in cui c’è posto per tutti?

Crediamo che questo sogno di casa sia una proposta di bellezza e di gioia per i nostri giorni, per questa umanità, per i tanti giovani pronti a spendersi per grandi ideali, una proposta possibile per tutti quelli che sono consapevoli del fatto che stare accanto ai piccoli restituisce alla vera umanità, quelli che si lasciano guidare con convinzione da questo sogno che viene da lontano, profuma di Vangelo e chiede di continuare a cercare passi nuovi per rimanere in cammino dentro la storia.