Nello Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, tra il 25 aprile e il 28 maggio 1995, durante l’epidemia provocata dal virus letale Ebola, in poco più di un mese, sono morte sei Poverelle, tutte infermiere, prestandosi incondizionatamente per la cura dei malati nell’Ospedale e curandosi tra di loro. Erano missionarie laggiù da parecchi anni.

All’Ospedale di Kikwit già da tempo affluivano malati, che in brevissimo tempo si aggravavano e morivano. Verso il 20 di aprile giunge improvvisa a Bergamo la notizia che Suor Floralba, colpita da strano malessere, è grave e che nella stessa situazione si trovano altri infermieri e medici. Muore il 25 aprile.

Suor Clarangela, pur provando uno strano senso di stanchezza, continua il suo servizio generoso ai numerosi malati affetti da quello strano malessere.

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Suor Annelvira Ossoli

Celestina Ossoli, nome di battesimo di Suor Annelvira, è nata nel 1936 ad Orzivecchi (BS), un paese sulla sponda sinistra del fiume Oglio, terza dei quattro figli di papà Lodovico e di Elvira Zerbini. Dotata di temperamento sereno, vive l’infanzia divertendosi con i semplici giochi possibili a quei tempi, aiutando anche la mamma in un piccolo negozio “minimarket” o il papà nel lavoro degli orti.

In paese sono presenti le Suore delle Poverelle, e Celestina frequenta volentieri l’oratorio femminile, imparando da loro taglio, cucito e ricamo. Educata ai valori cristiani, cresce rinsaldandosi in un carattere cordiale, allegro. A 14 anni comincia l’apprendistato di magliaia, e lentamente si fa strada in lei il sogno di consacrarsi a Dio e al servizio dei poveri. Lo confida dapprima a mamma Elvira, avendo intuito che papà Lodovico ha per lei un altro progetto: acquistarle una macchina, che le consenta di confezionare capi di maglieria. Infatti, mentre un giorno lavorano insieme negli orti, il papà le manifesta il suo intento: Celestina risponde che si farà suora, e si vede arrivare all’improvviso un ceffone tanto forte da cadere in terra e perdere un dente. Ma non desiste dalla sua decisione!

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Suor Clarangela Ghilardi

Suor Clarangela nasce nel 1931, in una cascina di Trescore (BG), paese all’imbocco della Valle Cavallina. Nella zona sono quasi tutti contadini, per lo più a mezzadria. In famiglia sono sei: papà Michele, mezzadro dei nobili Gonzenbang, mamma Angiolina Oldrati, e quattro figli.       Suor Clarangela, ultima nata, battezzata con il nome di Alessandra, sarà per tutti semplicemente Sandra.

Cresce tra campi e stalle, in una vita scandita dai tempi del lavoro, dal campanile della chiesa, dal reciproco aiuto tra vicini. Le condizioni economiche sono precarie e tutti cercano di darsi una mano: anche mamma Angiolina, oltre che seguire la famiglia, è operaia in una filanda, e Sandra, finite le elementari è subito al lavoro. Le sue braccia, ancora deboli per il lavoro dei campi, sono abili a cucire e confezionare abiti. È quanto impara dalla sarta del paese; da adolescente lavora poi in una fabbrica di bottoni, ed in seguito a Milano, seguendo il fratello Mario, tra gli anziani nella Casa di riposo di via Aldini, dove incontra le Suore delle Poverelle.

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Suor Danielangela Sorti

Tredicesima dei figli, tra i quali sette sopravvissuti, Suor Danielangela è nata a Bergamo, nel quartiere Loreto, da Daniele e Angela Bacis il 15 giugno 1947. Accolta in famiglia come un dono e festeggiata come una benedizione, nel Battesimo riceve il nome di Anna e le fa da madrina la sorella Maria, di 17 anni. Trascorre un’infanzia tranquilla, molto amata ed insieme educata alla solidarietà, essendo molti in casa.

A 9 anni incontra il dolore: muore il papà Daniele, l’anno successivo la mamma Angela e nel 1958 il fratello Tarcisio, in un incidente. È costretta a crescere in fretta, per sopperire alle necessità della famiglia e aiutare i fratelli. Provata dalla sofferenza e dalle precoci fatiche, si ritrova scontenta e svagata. Cerca e trova un lavoro anche fuori casa, contesto dove si interroga come ritrovare la pace interiore. Le viene la risposta al pensiero di farsi suora, pensiero però scacciato come una tentazione.

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Suor Dinarosa Belleri

Nella sua casa a Cailina, piccolo paese della Valtrompia (BS), da papà Battista e mamma Maria Riboldi, nel 1936 nasce Teresina Belleri. Cresce accanto alla sorella maggiore, Domenica, e al fratello minore, Pierino, in un clima di fede creato dall’esempio, e di sacrificio, quello richiesto dalla quotidianità. Oltre a dedicarsi alla famiglia, il papà lavora infatti in officina e la mamma in un cotonificio.

Terminate le elementari, Teresina collabora nelle faccende domestiche e va anche dalla Agnesì, cugina della mamma, dove impara il lavoro di sarta. Ma non è un mestiere adatto per una giovane esuberante, piena di energie. Infatti, appena può, lascia ago, forbici e filo per passare ai bulloni di ferro di una fabbrica di Lumezzane.

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Suor Floralba Rondi

Primogenita tra otto fratelli, nasce a Pedrengo (BG) nel 1924 e nel Battesimo riceve il nome di Rosina. In famiglia respira i valori che vede vissuti nei genitori: laboriosità e sobrietà, sacrificio e condivisione, preghiera che scandisce il ritmo delle giornate, a partire dalla Messa mattutina alle 5.30.

Sono i tempi duri alla vigilia della seconda guerra mondiale; Rosina ben vede le necessità della numerosa famiglia e a 15 anni trova un lavoro in fabbrica. Ma la morte improvvisa della mamma, di soli 41 anni, dando alla luce la piccola Maria, la riporta a prendersi cura della casa, della sorellina e dei sei fratelli.

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Suor Vitarosa Zorza

A Torre de’ Passeri di Palosco (BG), nella campagna bergamasca, terra laboriosa e forte, nel 1943 nasce Maria Rosa Zorza. Papà Angelo è fattore e, a motivo del suo lavoro, ogni tanto cambia contesto di vita con tutta la famiglia. Maria Rosa, la minore dopo gli altri sei fratelli, cresce respirando, con l’aria delle cascine, quella di fede e di sacrificio, con il Rosario tutti insieme alla sera e la fiducia nella Provvidenza sempre. Nel 1945 muore mamma Maria a soli 38 anni, e Maria Rosa, priva di lei a due anni, è affidata alla nonna paterna Faustina. Nel 1949 il papà si risposa, nascono altri due fratellini, e Maria Rosa ancora negli anni delle scuole elementari, nelle ore libere si occupa di loro, poiché la mamma, gracile di salute è spesso ammalata.

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